Una piccola nota iniziale: come forse sapete, chi vi scrive è un tesserato del Partito Democratico;
nonostante la "parzialità" della voce narrante, l'augurio è che troviate
il resoconto equilibrato.
Se al giorno d’oggi voleste prendere un treno, andare in stazione a Edolo non vi servirà: come sapete, i convogli sono interrotti e la ferrovia bloccata fino ad ottobre, per via dei lavori di ammodernamento della linea dovuti all’imminente arrivo dei convogli ad idrogeno. Fino a ottobre, dice lui, ma gli imprevisti, si sa, son dietro l’angolo.
Per non avere troppa nostalgia delle carrozze, siamo andati a Breno, dove mercoledì 26 marzo si è tenuto il primo incontro pubblico della nuova segreteria del PD della Valle Camonica, tutto dedicato al tema della mobilità.
La sala del BIM era piena: amministratori, cittadini, cittadine, pendolari e non. C'era pure qualche ex tecnico, in abito da sindaco.
Il punto di partenza: idrogeno e scetticismo
Il nuovo segretario zonale Nicola Musati ha dato il via alla serata con un messaggio chiaro: il PD vuole parlare delle cose concrete. E per chi vive in una valle lunga più di 80 km, la mobilità è un fatto della vita.
Il bersaglio implicito — ma neanche tanto — è stato il progetto del treno a idrogeno in Valle Camonica, simbolo della strategia ferroviaria di Regione Lombardia: costoso, sperimentale, ad alta risonanza mediatica e bassa incidenza sulla vita reale dei pendolari.
Gli amministratori: avremmo voluto qualcos’altro
Corrado Tomasi, presidente della Comunità Montana di Valle Camonica, ha aperto l’incontro con toni istituzionali e voce pacata (per i suoi standard), ma con un colpo retorico da maestro:
“Se siamo il laboratorio del treno a idrogeno, vogliamo anche i ristorni.”
Il nostro si conferma insomma la definizione vivente del pragmatista: non si oppone, ma rilancia. E se Regione vuole sperimentare, lui vuole per la Valle l’equivalente camuno del bonus di partecipazione.
Classico stile Tomasi, che riuscirebbe a firmare un accordo... anche con Attila, purché garantisca qualche avanzo di bilancio.
Alessandro Panteghini, sindaco di Breno, ha provato ad alzare l’asticella citando l’articolo 1 della Costituzione e ricordando che la sovranità appartiene al popolo. Poi ha chiesto di ascoltare “i sindaci”, ripetendo un grande mantra della politica camuna. Anche lui ha insistito sullo scarto tra il progetto e i bisogni reali di un paese come Breno, che alle sette e mezza si trasforma in un inferno di clacson e tubi di scappamento accesi, in attesa che si alzino le sbarre bianche e rosse.
Riccardo Venchiarutti, primo cittadino di Iseo, ha parlato con un piglio da comunicatore navigato: ha ricordato che il progetto dell’idrogeno era, in origine, molto più ambizioso e non si limitava solo al treno.
Ha celebrato il rito funebre per la metropolitana leggera Brescia–Iseo, oggi impossibile proprio a causa dell’idrogeno.
Ha criticato la mancanza di una visione regionale integrata e — unico tra tutti — ha sottolineato il ruolo dell’Europa che ha reso possibile il PNRR.
Un intervento con respiro, che teneva insieme Edolo e Bruxelles senza deragliare.
Più che un amministratore locale, sembrava un portavoce della Commissione Trasporti UE con residenza a Iseo.
Dalla realtà quotidiana alle risposte locali
Matteo Furloni, sindaco di Malegno, ha riportato tutti sulla terra. O meglio: al passaggio a livello del suo paese, che resta chiuso per otto minuti a ogni transito, paralizzando traffico, servizi e pazienza dei residenti.
Un intervento asciutto e concreto, che ha portato la voce di chi vive ogni giorno i disagi della mobilità locale.
Giovanni Ghirardi, sindaco di Malonno e assessore alla viabilità della Comunità Montana, ha annunciato che l’ente investirà le entrate dai canoni rivieraschi del BIM in interventi strutturali sulla rete.
Un passo significativo e una risposta chiara alla solita domanda:
“E i soldi?”
Un messaggio sobrio ma chiaro: se la Regione non ascolta, i territori provano comunque a muoversi.
Del Bono: il treno a idrogeno “non è la bacchetta magica”
Il momento più politicamente pesante della serata lo ha firmato Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio Regionale.
Ha iniziato con il tono calmo di chi sa dove vuole arrivare e, senza troppi preamboli, ha preso a martellate il progetto del treno a idrogeno (come aveva già fatto, sempre a Breno, nel 2022): non migliora i tempi, non aumenta le corse, non risolve i problemi. Ma intanto assorbe risorse, tempo e spazio mediatico.
Del Bono ha fatto nomi e cognomi: Regione Lombardia e Ferrovie Nord, accusate di procedere senza ascoltare i territori, con progetti calati dall’alto più per ragioni d’immagine che per reale utilità.
Anche lui ha ricordato, con tono amaramente ironico, la fine del progetto della metropolitana leggera Brescia–Iseo e dell’ammodernamento della tratta Iseo–Edolo: un’idea concreta abbandonata in favore di una sperimentazione ad alta risonanza… ma scollegata dai binari della realtà.
Non ha alzato la voce, ma ha colpito con forza, ribadendo che, poiché la Regione nel 2022 ha dichiarato che il progetto sarà rivalutato dopo il suo avvio, attende al varco questa “revisione”.
FNM: presente, ma in arrampicata libera sugli specchi
Sul palco, il rappresentante di Ferrovie Nord, Gianantonio Arnoldi, ha parlato per dovere di presenza più che per convinzione:
“Il progetto a idrogeno è sperimentale, si stanno valutando varie ipotesi…”
Ecco, appunto: le ipotesi si valutano, i treni si aspettano.
Arnoldi ha mantenuto il protocollo, senza mai rispondere alle domande vere. L’impressione?
Quella del tecnico mandato a incassare: il pungiball ufficiale della serata.
Tecnici in incognito?
Dal pubblico, al termine dei relatori, sono arrivati due interventi a sorpresa.
Alberto Farisè, sindaco di Piancogno, giovane ingegnere dei trasporti, ha fatto il discorso più schietto della serata. Con linguaggio preciso e nessuna diplomazia, ha smontato le illusioni: frequenze, coincidenze e orari sono i veri problemi, altro che idrogeno.
Quando ha esordito con le parole “Il treno ad idrogeno è una…”, molte persone in sala hanno completato mentalmente la frase citando il mitico Fantozzi e i suoi apprezzamenti ai film russi del primo Novecento. In realtà Farisè ha proseguito dicendo che è più una passerella politica che qualcosa di cui avevamo bisogno.
Con assai poca ingenuità, il nostro oratore ha affermato di essere forse troppo ingenuo (!), guadagnandosi la libertà di dire quello che parecchi pensavano. Quando Arnoldi, di FNM, gli ha detto che non si poteva fare altrimenti, ha potuto sfoggiare le sue competenze tecniche. Ha ricordato che, quando lui era al Politecnico di Milano, gli studiosi avevano valutato varie soluzioni per l’ammodernamento della linea: l’elettrificazione, per esempio, era possibile, ma si è scelto altrimenti.
Un “giovane” da tenere sott’occhio.
Ruggero Bontempi, sindaco di Berzo Inferiore ed ex progettista FNM, ha cercato di ricucire e rassicurare. Ha ricordato che a volte le opere inizialmente osteggiate vengono rivalutate col tempo, e ha annunciato che verrà redatto un Piano per la Mobilità della Valle.
Ottima notizia — se non fosse che la Valle ha già una discreta tradizione di piani rimasti nei cassetti.
Le voci mancanti
Nonostante la buona riuscita della serata e la concretezza di molti interventi, non possiamo fare a meno di notare che tutti coloro che hanno parlato condividevano una cosa: l'appartenenza al genere maschile. Chi è dentro il “gran partito” sa che i tempi per organizzare l’incontro sono stati molto stretti, e dunque si è pensato più al risultato spiccio che ai dettagli: prendiamola come un invito a migliorare, la prossima volta, invitando anche qualche relatrice ;)
Allo stesso modo, sarebbe stata utile anche qualche voce della società civile: comitati, gruppi di pendolari e studenti avrebbero di sicuro qualcosa da dire sull'argomento.
La serata ha di sicuro avuto merito, spessore, contenuti; rappresentanza e apertura rappresentano aspetti su cui (è il nostro augurio) il partito migliorerà.
Il treno a idrogeno è solo un tassello
Se l’obiettivo era aprire un dibattito, la missione di Nicola Musati e della sua squadra è riuscita. Il PD ha messo in campo parole chiare, critiche puntuali e una regia seria.
Da un lato, starà alla nuova segreteria dare seguito a queste parole, con tenacia e strategia. Dall’altro, la mobilità non si esaurisce nel progetto vetrina del treno all’idrogeno. Ci sono gli autobus, le cui linee sono già sotto attacco perché “ormai non ci sono più studenti”, ci sono le biciclette che sono ancora troppo spesso viste solo come mezzo turistico, e ci sono discorsi di conciliazione vita e lavoro che possono passare anche da un cambio di prospettiva della mobilità (è ancora necessario, nel 2025, fare decine di chilometri magari solo per partecipare ad una riunione?).
Come giustamente ha ricordato Emilio del Bono, i territori che hanno saputo conservare una buona rete di trasporti hanno conservato anche la popolazione. Ai nostri politici del “prima la Valcamonica” e del “valore della famiglia”, suggeriamo di prendere qualche volta il treno, o l’autobus: durante il viaggio, liberi dalla preoccupazione del volante, potrebbero che per difendere la “famiglia” bisogna anche dare una mano a quegli uomini e quelle donne che ogni giorno partono prima dell’alba per mantenerla.
Ivan Faiferri