Il museo sparito. Indifferenza per la Resistenza in Valgrigna

Una ricerca sulla Resistenza in Valgrigna
Nell’ormai lontana primavera del 2010, insieme all’amico Andrea Richini, ci avventurammo nella realizzazione di un cortometraggio (prodotto da Framelab) e di un documentario di argomento storico, sul periodo della Resistenza in Valgrigna. I lavori di ricerca storica per il documentario e la messa in scena del cortometraggio durarono per quasi due interi anni ed infatti videro la luce presso il cinema Garden Multisala di Darfo, con due proiezioni consecutive, solo la sera di giovedì 23 febbraio 2012. Da quel momento in poi si susseguirono moltissime proiezioni dei due audiovisivi in tutta la Valle Camonica e in generale nel territorio della provincia di Brescia. Con Richini e con Framelab costituimmo anche l’Associazione Culturale “L’AIAL”, una (allora) giovane realtà volontaristica nata con lo scopo di ricercare e quindi divulgare documentazione e materiale storici inerenti proprio al territorio camuno. L’associazione però non ebbe un lungo corso, nata appositamente per produrre questi due lavori, e considerato il basso numero dei suoi membri, di lì a poco, cessò di vivere. 
Le attività di ricerca e di divulgazione sulla storia della Resistenza locale però non si fermarono e nel 2014, insieme a Vittorio Volpi, mi cimentai nella produzione della seconda ristampa del libro “La neve cade sui monti – Dal diario di un ribelle” del partigiano esinese Vitale Bonettini (Tani). Da quel piccolo volume erano nati anche i lavori dell’associazione L’AIAL, tutti ispirati appunto dai racconti di “Tani”. Nel caso del libro ristampato a quattro mani con Volpi, sulla stampa e sulla rete così si scriveva: Dalle originali 132 pagine si è passati a 352, con l'aggiunta di note, ricerche storiche, curiosità, ma soprattutto inserendo il testo originario di Tani in un contesto globale della Resistenza. Ne è venuto un documento basilare, "classico" per comprendere meglio quanto è avvenuto nel periodo 1943/45 in Valgrigna e nei paesi limitrofi. 

Le peripezie di un museo
Contestualmente all’uscita del libro, il 31 maggio 2014, presso la casa comunale di Esine, venne inaugurato il Museo della Resistenza in Valgrigna, che trovò la propria sede nei locali del municipio esinese.


Il museo, contenente materiali, documenti, oggetti richiamanti le vicende dei partigiani delle Fiamme Verdi in Valgrigna dal 1943 al 1945 e reperiti durante i quattro anni precedenti, anche grazie ad alcune preziose donazioni di privati, rimase in funzione per circa due anni. Purtroppo, durante questo periodo, i locali ospitanti tutto il prezioso materiale storico si rivelarono inadeguati, in quanto fruibili liberamente, e senza alcuna sorveglianza, dal pubblico di passaggio all’interno degli stessi. Parte dei documenti e degli oggetti in esso contenuti furono infatti ingiustificatamente asportati o danneggiati da ignoti.  
Fu a quel punto che mi rivolsi all’allora amministrazione comunale per cercare una nuova sede più consona per il museo che, in effetti mi fu promessa. Purtroppo però, per altre questioni politiche, poco dopo il comune di Esine fu commissariato e, a quel punto, mi fu detto che per il momento non si sarebbe potuto fare più nulla al riguardo, fino almeno a nuove elezioni. Poco prima di esse allora, scrissi una lettera a tutte e tre le liste candidate, per chiedere cosa avrebbero fatto e quali proposte avrebbero avuto, una volta eventualmente vinte le elezioni, per una nuova collocazione del materiale storico, più adeguata e sicura. Ricevetti due risposte, con all’interno buone proposte. Dopo circa un paio di mesi dalle elezioni allora, chiesi conto su come si dovesse procedere per concretizzare la tanto agognata sede “più consona”. Nulla. Passò ancora circa un anno e mezzo e, nonostante la mia insistenza, nessuno mi rispose nel merito, fino a quando non mi sentii dire che ormai le priorità erano cambiate, che la sede per il Museo della Resistenza in Valgrigna era stata concessa ad un’altra associazione e che non vi erano altri locali disponibili, nemmeno per collocare temporaneamente il materiale inscatolato, per tutelarlo da quanto già accaduto nella vecchia sede. 
A quel punto, spazientito, mi rivolsi altrove e poco dopo mi fu offerta una sede temporanea nella ex caldéra di Berzo Inferiore, dove il museo ebbe vita nuova sotto il nome di Mostra permanente sulla Resistenza in Valgrigna. Insieme a Richini ed a qualche amico, trasferimmo tutto il materiale lì e studiammo una nuova disposizione, dando anche la nostra disponibilità di volontari per visite scolastiche guidate (che facemmo, sebbene poche). Poco dopo, l’amministrazione esinese mi ricontattò, dichiarando che probabilmente ci sarebbe stata una nuova sede disponibile per il museo, ma ormai eravamo in accordi con l’amministrazione di Berzo Inferiore. L’entusiasmo era alto, ma ci volle poco perché si smorzasse, di nuovo. 
I locali della caldéra, umidi e non adeguatamente isolati, risultarono essere inadeguati per ospitare il prezioso (e pure deperibile) materiale del museo.

Cultura in scatola
Così, dopo due anni di quasi inattività, io e Richini ci rendemmo conto che parte di esso si era irrimediabilmente rovinata. Chiesi subito conto e, nel 2021, riuscii ad avere un incontro con l’amministrazione comunale di Berzo Inferiore, insieme ad alcuni responsabili del museo etnografico “El Balaröl”. La promessa, questa volta, fu quella di spostare tutto il materiale presso una sala dedicata, proprio nei locali del museo etnografico ma, anche in questo caso, non se ne fece più nulla e nessuno mi ricontattò per il trasloco. 
Da allora sono passati esattamente due anni, dal 2014 ormai nove, e tutto il materiale raccolto attualmente risulta essere nel totale abbandono e nell’indifferenza condivisa. Molto spesso sento dire che nel nostro territorio si fa poco per la storia, per la memoria, per il ricordo della Resistenza e, in fondo, credo che tutto ciò sia vero. Si è però provato a fare qualcosa, NOI, con L’AIAL e oltre, ma anche i molti privati che, credendo nella nostra iniziativa, hanno aiutato ed hanno donato materiali e documenti personali dal valore inestimabile, posseduti dai loro cari in quel tragico periodo che va dall’autunno 1943 alla primavera 1945. 

Che fine ha fatto la Memoria?
C’è da dire inoltre che ultimamente molti di questi donatori (legittimamente) hanno iniziato a chiedere conto dei propri oggetti, dei propri documenti, domandandoci dove siano finiti e perché non siano esposti da qualche parte, facendo fare ai sottoscritti, dopo tutte le varie peripezie, pure la figura dei predoni (hùrå ‘l marcàt). Tutto il resto è stato, da parte di tutti, concedere solo promesse non mantenute, che tradiscono non la nostra fiducia, ma quella di chi, a rischio della propria pelle, ci ha porto la libertà in cui oggi viviamo. È a loro che bisogna renderne conto, non a noi.
Il museo è attualmente ancora alla ricerca di una sede in Valgrigna. Se non si troverà, nel giro di poco, tutto il materiale raccolto verrà riconsegnato ai legittimi proprietari, e noi avremo perso una grande occasione per far conoscere ai giovani, ai turisti, ai curiosi, a tutti, la storia della Resistenza nel nostro territorio. 

Andrea Cominini