Valcamonica in numeri: impianti di risalita, mercato in discesa?

 Seggiovie, funivie, skilift, "tappetini"... ce n'è per tutti i gusti.

In un periodo di grandi investimenti per gli sport invernali, alimentati dalla frenesia per le future olimpiadi invernali "Milano-Cortina" e dal bisogno di notorietà da parte di consiglieri regionali a caccia di voti - ricordate il tour di Caparini nelle località di sci della Valle, nell'inverno 2022-2023? - andiamo a vedere la situazione attuale, prendendo spunto da quanto raccolto da Regione Lombardia nella base di dati "Impianti di risalita", aggiornato al 21 dicembre 2023.

Il dataset elenca 256 impianti di risalita, di cui 218 funzionanti, 4 in demolizione, 17 non funzionanti ma "in riapertura", e 2 "non funzionanti e non in riapertura, distribuiti su 44 comuni in tutta la regione. Non tutti sono "funivie", ma per praticità nel corso dell'articolo li raggrupperemo tutti sotto questa etichetta.

 

"Una Brescia e mezza" in seggiovia

Come unità di grandezza per paragonare tra loro le varie località e comprensori sciistici, utilizziamo la portata oraria, ovvero il numero di persone che in un'ora possono transitare sull'impianto di risalita.

Prese tutte insieme, le funivie della regione possono caricare 274.575 ogni ora, quasi una volta e mezza l'intera popolazione di Brescia (197.746 abitanti al 31-12-2023). 

Se paragoniamo le varie aree, sommando la portata degli impianti che si trovano su ciascuna di esse, abbiamo questa situazione:


La Provincia di Sondrio guida la classifica, con l'accoppiata Valtellina-Valchiavenna che arriva al 48% del totale. 

Impianti a prova di turista

Ma avere gli impianti non significa avere gli impianti pieni di gente. Stringiamo l'inquadratura sui comprensori e le stazioni sciistiche "più grandi" della regione (ovvero quelle i cui impianti di risalita hanno la maggiore capacità). Oltre alle informazioni presenti nella base di dati che stiamo analizzando, ci aggiungiamo il numero di presenze turistiche del 2022 (misurato sempre dalla regione nel dataset "Flussi turistici nei comuni lombardi 2022").

Livigno domina la classifica: maggior numero di impianti, maggior portata oraria, e più del 52% delle presenze turistiche sul totale di queste località (in valore assoluto, si tratta  di 2.089.342 presenze). Il resto della classifica mette però in luce che non c'è correlazione diretta tra numero di impianti di risalita e flussi turistici. La prima delle località sciistiche camune, il comprensorio Adamello Ski (che comprende i comuni di Ponte di Legno e Temù) ha, nella parte lombarda, un numero di impianti maggiore del 50% rispetto al comprensorio Oga-Valdidentro, con una portata oraria quadrupla, ma flussi turistici molto più vicini: 376242 presenze contro le 320794 dell'area sciistica valtellinese.

Discorso ancora più evidente per Montecampione, che, con numeri sulla carta migliori di Santa Caterina, totalizza un misero 0,09% di presenze (pari a 3621 presenze) contro il quasi 5% della località della Valfurva (199503 unità).

I dati non ci permettono di analizzare meglio queste differenze di successo a livello turistico, ma semplicemente di avere conferma della (banale, a parte per gli amministratori locali) idea che il fenomeno è di sicuro non riconducibile soltanto alle piste da sci.

L'orologio avanza per chi è troppo in basso

Un elemento su cui possiamo fermarci ancora brevemente è però la quota degli impianti. Di nuovo, in maniera superficiale: più in alto, di solito, fa più freddo e dunque è più frequente la caduta della neve e più facile il suo permanere. Dunque, una maggiore altezza delle stazioni di partenza e di arrivo delle seggiovie dovrebbe corrispondere a una maggiore presenza di neve, naturale o artificiale.

Prendiamo come dato la quota di partenza minima e la quota di arrivo massima degli impianti di ogni comprensorio.



 Il cambiamento climatico sta già portando ad un aumento delle temperature. Secondo i dati raccolti da Legambiente nel rapporto "Neve diversa 2023", questo si è tradotto in un aumento della temperatura media che, prendendo ad esempio Ponte di Legno, è di circa 3 gradi.

Già in questi anni, diverse stazioni sciistiche di bassa quota si sono dovute fermare per mancanza di neve. È il caso di Montecampione per gli inverni 2021 e 2022.

Quante sopravvivrebbero se diventare impossibile sciare sotto una certa quota? Prendiamo come parametro la quota di partenza massima degli impianti, andando a vedere quanti superano i 1500 m e quanti i 2000.



Si parla di una riduzione di un terzo in caso di mancanza di neve sotto i 1500 m e di quattro quinti nello scenario peggiore. 

Di nuovo secondo il rapporto di Legambiente, gli impianti sotto i 2000 m hanno "le ore contate". Se vediamo dove si trovano oggi quelli che superano la fatidica quota, la situazione è la seguente.



Solo 16 comuni manterrebbero qualche funivia attiva, per lo più in Valtellina. Si confermerebbe il primato di Livigno, e scomparirebbe la Valle Camonica, ridotta ad un impianto di risalita a Ponte di Legno e ad uno a Breno, in località Gaver.

Numeri che fanno meditare, soprattutto se confrontati con l' enorme sforzo economico che Regione e Stato stanno realizzando negli ultimi anni per il rinnovo o la costruzione di nuove infrastrutture di risalita, complici anche le Olimpiadi. Ma questi numeri li vedremo un' altra volta.

Ivan Faiferri