Non lo sappiamo ma, a riprova della sua teoria, possiamo affermare con certezza che un lavoratore che cade produce un tonfo sordo dall’altra parte del Paese, se solo c’è qualcuno con l’orecchio teso, pronto a raccoglierlo.
Non è raro nemmeno che questo rumore, rimbalzando da un orecchio all’altro, da un mattone all’altro, da una regione all’altra, sollevi al passaggio sentite proteste e moti di solidarietà, a dimostrazione di quanto siamo, inevitabilmente, connessi.
Chi muore sul lavoro è un lavoratore che cade, ma anche chi viene sfruttato, vessato o anche solo ignorato lo è, ed è specchio di un problema sistemico che affligge da tempo il mondo del lavoro, non esente quello della cultura.
Era dalla pandemia che l’agenda mediatica non riteneva più prioritario proporre quotidianamente sui propri canali i disagi che affliggono da tempo immemore i lavoratori di questo settore.
Categoria professionale che si è però resa protagonista, nelle precedenti settimane, di scioperi e presidi organizzati nelle piazze italiane, per rivendicare con forza condizioni lavorative in generale più dignitose e più coerenti con il proprio inquadramento contrattuale.
Quest'ultimo aspetto si riferisce alla contraddizione che investe il personale nel momento in cui esso si trova a svolgere mansioni che vanno ben oltre quelle individuate dal proprio contratto, con una prospettiva di retribuzione spesso inferiore ai 6 € LORDI l’ora.
Caso nazionale, che ha visto coinvolti anche i lavoratori di 11 siti lombardi - tra i quali Naquane, Mupre e Museo di Cividate - che da dicembre sono gestiti da Cosmopol S.p.a, ditta vincitrice del bando con un ribasso del 33%.
“Per noi l’offerta si è addirittura rivelata peggiorativa rispetto a quella dell’anno precedente” - mi racconta Elisa, che lavora per il parco di Naquane - “senza contare che ci sarebbe stata sottoposta in un parcheggio di supermercato, poche ora prima della scadenza imposta dalla ditta per sottoscriverla, se non fosse che al parcheggio, poi, non ci abbiamo trovato nessuno”.
Come accade una cosa tanto incostituzionale?
Annualmente il Ministero della Cultura offre appalti ai privati (cooperative o ditte) per la gestione dei servizi di accoglienza e vigilanza nei siti archeologici e culturali.
Tale strategia di esternalizzazione dei servizi garantisce alla PA una disponibilità di personale a minor costo e a orari più flessibili rispetto a quanto possa pretendere dai dipendenti pubblici.
Sviscerando molto brevemente la questione “flessibilità” partendo dalle informazioni fornitemi da Elisa: l’elasticità nella disponibilità richiesta ai lavoratori si traduce per loro in mancanza di continuità lavorativa; in inverno poche ore, in estate molte e quindi un impegno caratterizzato in generale da variabilità, sempre modulato sulle esigenze statali.
Nei periodi più “magri” quindi, in mancanza di una programmazione a lungo termine e di un contratto multi periodale, è impossibile, anche volendo, integrare quelle effettive 15 ore settimanali - distribuite secondo le regole dell’imprevedibilità - con un secondo impiego per garantirsi o quanto meno avvicinarsi a una certa autonomia economica.
A questo si aggiunge il fatto che, per fronteggiare la precarietà del sistema creato, viene tenuto conto della disponibilità di un organico esterno abbastanza corposo (una decina di persone almeno) che però viene impiegato in modo intermittente, con comunicazioni sporadiche e, spesso, dell’ultimo minuto.
Per quanto riguarda invece la selezione della ditta vincitrice del bando: il criterio di individuazione è spesso quello che guarda all’economicità dell’offerta del candidato; su di essa incide, inoltre, la possibilità per i candidati di rendersi più appetibili applicando un consistente ribasso sui costi della manodopera.
Strategia autorizzata dall’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) purché avvenga nel rispetto dei minimi salariali (fonte Bollettino di Legislazione Tecnica) individuati dal "Codice degli Appalti" (art 23, comma 16, D. Lgs. 50/2016).
Nel caso inoltre di offerte anormalmente basse, l’art. 97 della norma, al comma 1 precisa:
(Offerte anormalmente basse)
1. Gli operatori economici forniscono, su richiesta della stazione appaltante, spiegazioni sul prezzo o sui costi proposti nelle offerte se queste appaiono anormalmente basse, sulla base di un giudizio tecnico sulla congruita', serieta', sostenibilita' e realizzabilita'
dell'offerta.
“Sulla base di un giudizio tecnico sulla congruità, serietà, sostenibilità e realizzabilità dell’offerta”, cita la disposizione.
Ma allora, riflettendo su quanto imposto negli art. 23 e 97 dalla legge sopra citata:
- com’è possibile che un'offerta come quella di Cosmopol - che per il personale si traduce in un salario da fame e condizioni lavorative poco desiderabili - sia stata considerata dal Ministero congrua, seria e sostenibile? Seria e sostenibile per chi?
- Come si dovrebbero conciliare i diritti dei lavoratori con la libertà dei privati di giocare al ribasso e di scegliere il livello di inquadramento contrattuale (che, mi illumina Elisa, nel caso del livello D dell’inquadramento contrattuale per i Servizi Fiduciari, è prevista una retribuzione pari a 5,37 € LORDI l’ora)?
Ad oggi molti lavoratori in Italia hanno protestato o scioperato - quelli della Scala di Milano, del Colosseo, ma anche quelli dei siti rupestri camuni sopracitati - rivendicando maggiore dignità e diritti, consci anche di essere grande risorsa per il funzionamento dei siti archeo-storici-culturali italiani.
Un’importante traccia dell’evoluzione di questa annosa questione si trova raccolta nella pagina Facebook Mi Riconosci? - Home | Facebook del movimento omonimo, impegnato nel raggiungimento di una riforma del sistema culturale nazionale, e da poco anche dalla pagina dei lavoratori esterni della cultura in Valle Camonica.
Aprire il 2023 parlando nuovamente di diritti espone a molte riflessioni: il diritto come qualcosa di acquisito, come perno o come base dalla quale partire o come garanzia da assicurarsi ancora con le unghie e con i denti?
Qual è il senso che diamo alla cultura e a chi se ne occupa?
I sindacati e la politica che risposta stanno riuscendo a dare a questa esigenza?
Si sono posti il problema?
*Segue silenzio solenne carico di dubbio*
Elena Zeziola