Cambiamento climatico: il futuro è già arrivato solo che non riusciamo a vederlo

(Da Graffiti n. 309)

Non è un'estate tranquilla questa, almeno nella nostra percezione. 
Mentre scriviamo, immagini di incendi disastrosi in tutta l'area mediterranea appaiono sugli schermi televisivi, in Italia spesso appiccati da mani criminali e poi sfuggiti a ogni controllo. Persone che fuggono e abbandonano i loro villaggi e le aree coltivate, boschi millenari al rogo ed animali intrappolati nelle fiamme. Fumi neri che si levano al cielo diffondendo anidride carbonica, come se non bastasse la concentrazione già esistente. Le ondate di calore sahariano permangono a lungo in terre già aride e venti caldi sospingono le fiamme. Scene simili avvengono contemporaneamente nella Siberia orientale russa e le abbiamo viste precedentemente in Canada, rendendoci conto che erano fenomeni fuori dall'ordinario. E contemporaneamente, all'opposto, assistiamo ad alluvioni in Cina, in Germania, Belgio, Olanda; a Como cade grandine grossa come palline di tennis. 
E' il solito caldo di agosto? E' maltempo? Gli scienziati ci dicono altro: siamo dentro una fase di cambiamento climatico, causato dal surriscaldamento della Terra. Cambiamento però è un termine neutro, troppo tranquillizzante. Fabio Deotto, giornalista e autore di "L'altro mondo", che abbiamo ascoltato a Sovere alla fine di luglio, usa l'espressione di emergenza climatica. Anche le scelte linguistiche sono importanti per comunicare, capire. Lui, che ha esplorato il Mondo in lungo e in largo per cogliere i segnali del cambiamento, parla piuttosto di minacce che stanno intaccando il nostro quieto vivere, distribuite in vari luoghi e in tempi diversi. Il Canada raggiunge i 50 gradi per la prima volta nella storia, il Pakistan i 52 gradi, la Sicilia tocca i 48 gradi, in Germania e Belgio nel giro di due giorni cade tanta acqua quanto di solito in otto mesi, alle Maldive le spiagge spariscono, in Indonesia si trasporta la capitale Giacarta all'interno perché sta per essere sommersa dalle acque, la Luisiana sprofonda a vista d'occhio, Venezia si consuma... Il cambiamento climatico è tutto questo messo insieme ed è un moltiplicatore di rischi. Dobbiamo sforzarci di vedere tutti questi fatti collegati, li dobbiamo porre in un unico quadro.
In realtà è dagli anni Ottanta che ci raccontano che siamo andando verso la rovina del Pianeta. Nonostante questa percezione di pessimismo strisciante, siamo anche convinti che non succederà a noi. Ci illudiamo che sia un problema esotico, che riguardi altre popolazioni e il futuro. Invece il futuro è già arrivato dentro le nostre case. Il mondo che pensavamo di conoscere è già finito, dice Fabio Deotto. Possiamo avere nostalgia di quel mondo che abbiamo appena lasciato alle spalle ieri, ma ci tocca attrezzarci per affrontare il mondo che si sta profilando, sconosciuto, pieno di pericoli e anche catastrofi, se non interveniamo. Dobbiamo avere paura. La giusta paura che imprima il cambiamento di rotta, un cambiamento epocale, in grado di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica.
Anche lo scienziato Stefano Mancuso, invitato al Festival di Oltreconfine, non ha usato mezzi termini sulla questione del riscaldamento globale. Ci ha detto che è una questione di tale serietà da essere definito il problema più grande che l'umanità deve affrontare nel corso della sua storia. C'è stata una tale crescita di anidride carbonica negli ultimi decenni che, se così continuasse, potremmo avere alla fine del secolo una temperatura superiore dai 5 ai 7 gradi. Quello che accadrebbe non lo sappiamo. Nel 2070 due miliardi di persone non potrebbero più abitare sulle loro terre per le elevate temperature. Catania avrebbe il clima di una città del Sahel, Roma avrebbe il clima di Tunisi. Il 2070 è domani e a fronte di questo noi continuiamo a comportarci come se non accadesse. I governi balbettano, prospettano soluzioni di transizione ecologica, importanti, ma inadeguate. Secondo Mancuso, non solo occorre ridurre la produzione di anidride carbonica, ma occorre portare via dall'atmosfera quella già presente. Le soluzioni tecnologiche alla Bill Gates sono assurde e folli. Basterebbe invece piantare mille miliardi di alberi che potrebbero ridurre nel giro di venti anni i due terzi dell'anidride carbonica. Un intervento a basso costo che non crea profitti, quindi non considerato dal sistema economico-politico. Mancuso è lapidario. La stupidità umana è lampante: il cervello umano sa scrivere La Divina Commedia, ma non sa provvedere alla sopravvivenza della specie. Siamo una specie giovane, ma abbiamo già combinato molti disastri. Ora dobbiamo affrettarci a crescere o la sopravvivenza delle generazioni future, quelle giovani accanto a noi, non sarà garantita. 
Come possiamo passare un'estate tranquilla con questi segnali scaraventati davanti ai nostri occhi e orecchie?
Un'inquietudine profonda ci accompagna. Proviamo a socializzarla per trovare insieme la strada di un adattamento attivo e costruttivo.  

Alessio e Margherita

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