La ragione nelle mani: quando il linguaggio diventa arte

Il linguaggio è un filo che collega la nostra esistenza al mondo, rendendoci parte di un insieme più grande della nostra piccola bolla. Le parole – un impasto di suoni ora dolci ora duri, di vocali atone e toniche – sono il nostro appiglio alla realtà. Dietro al linguaggio si cela un mondo affascinante, reso ancora più interessante da quei vocaboli intraducibili in altre lingue, una sorta di confini di Babele. Queste parole mostrano come lingua e cultura siano un tutt’uno, una commistione di sfumature impercettibili all’occhio umano. L’artista Stefano Boccalini ha rivolto la propria attenzione verso la lingua che ha definito come «il luogo dove la diversità assume un ruolo fondamentale, diventando il mezzo con cui contrapporre al valore economico il valore del comune». 
Dal 2013 Boccalini ha allacciato i rapporti con la Valle Camonica, per arrivare a vincere con il Distretto Culturale di Valle Camonica l’ottava edizione del bando Italian Council, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. La mostra La ragione nelle mani è curata da da Adelina von Fürstenberg e realizzata in collaborazione con ART for THE WORLD EUROPA. L’inaugurazione avrà luogo il 31 marzo a Ginevra alla Maison Tavel Musée d’Art e d’Histoire. Quello di Boccalini è un lavoro che ha preso vita a Monno, dove i bambini sono stati coinvolti in un laboratorio in cui è stato raccontato loro il significato di circa cento parole che non possono essere tradotte, presenti nelle altre lingue. Termini che non hanno corrispettivi in italiano, che possono solo essere spiegati, perché se certi vocaboli sono intraducibili, i concetti sono universali. Insieme ai bambini sono state scelte circa nove parole, inerenti al rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani, che sono poi diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato, affiancati da dei giovani apprendisti. «Quello di Boccalini non è un lavoro da poco – afferma la curatrice Adelina Fürstenberg - le opere non sono fabbricate semplicemente seguendo istruzioni date a priori, ma sono eseguite dall’artista stesso insieme agli artigiani». Un’arte che ripensa i materiali, scegliendone alcuni mai considerati fino ad ora. Uno scambio tra poetica e artigianato, tra arte e pedagogia che non pone la propria attenzione tanto sull’opera in sé quanto sul processo creativo stesso. I manufatti sono totalmente made in Valle Camonica, realizzati da quattro artigiani. Gli otto allievi che li hanno aiutati, sono stati selezionati tramite un bando pubblico promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno.«Il risultato – ha commentato Boccalini - non è rappresentato solamente dalle opere, ma anche dal processo che ha portato alla loro costruzione».Un’ arte che raggiunge la lingua, e la trasforma in capolavoro.                                       
 Maria Ducoli