Lettera Aperta a Don Redento

Caro Don Redento,
recentemente Lei ha scritto un lungo articolo nel quale fa professione di comunismo.
Riporto, tanto per capirci, alcune affermazioni cruciali:

“Per il comunista, non c’è proprietà privata. Una persona non può dire: questo è mio e ne faccio quello che mi pare e piace. Per il comunista c’è solo la proprietà di uso. Per creazione tutto ciò che esiste è dell’uomo, non di Redento, di Pietro, di Giovanni ma di tutti gli umani…
C’è solo scambio di uso delle cose esistenti. Esempio: io do al fornaio cinque euro in uso e lui dà a me un chilo di pane in uso. È così per ogni cosa = proprietà d’uso.
Perché non puoi uccidere tuo figlio, tua figlia? Perché non sono di tua proprietà privata. […] Il primo che ha insegnato questa verità è stato Gesù ed è tutta e chiara nel vangelo. Il primo vero comunista è Gesù! Grazie a Dio che ci ha dato un papa comunista che non vuole ricchi e poveri”.

Debbo dire, con tutto rispetto, che il suo ragionamento mi convince poco. Capisco tutta la tensione morale che ci sta sotto, ma, debbo anche dire, che le sue affermazioni non colgono molti aspetti fondamentali della realtà umana.
Prima questione: la proprietà d’uso. Se tutto fosse proprietà d’uso come l’aria non ci sarebbe commercio. Poco male, lei mi può rispondere. Ma proviamo a stare con i piedi per terra. Nelle proprietà collettive era possibile raccogliere liberamente la legna nel bosco che diventava una “proprietà d’uso”. Ma facciamo un caso. Pietro va per legna per una giornata intera per la provvista invernale. Giovanni sta tutto il giorno in osteria a bere e a giocare a carte. La legna raccolta da Pietro, in nome della “proprietà d’uso”, dev’essere secondo Lei equamente spartita con Giovanni?
Facciamo un altro caso legato alla nascita dell’agricoltura nel Neolitico. Pietro coltiva, lavorando alacremente, un bel pezzo di terreno che è di proprietà comune. Il prodotto del suo lavoro deve darlo interamente alla comunità? Potrebbe essere un principio “comunista”. Ma tutti conferiscono alla comunità i prodotti del loro lavoro? Basta uno che sgarri e salta il principio “comunista”. E che gli uomini siano peccatori, non perfetti, non sempre buoni Lei me lo insegna prendendo larghi esempi dai testi sacri e dalla sua esperienza personale.
Alla base del “comunismo” (e in parte del cristianesimo) ci sta un principio manifestamente falso: l’uomo è buono per natura. Sappiamo tutti che non è vero. Infatti che cos’è successo nelle società “comuniste”? Non solo hanno dovuto instaurare rigidissime dittature, ma hanno velocemente aperto (e continuano a farlo) efferatissimi gulag per cercare di distruggere i disobbedienti.

L’altro tema riguarda Gesù Cristo: non era e non poteva essere comunista. Il comunismo non è un afflato etico, è un programma politico. Ma ha un difetto fondamentale: presuppone che ci sia o un popolo eletto oppure una classe “eletta”. Ora noi tutti sappiamo che non esistono popoli eletti (a meno che siano gli italiani di Salvini o i Lumbard!) e men che meno classi, come quella proletaria identificata da Marx, con una ferrea vocazione rivoluzionaria ed egualitaria. Basta aprire gli occhi e guardarci attorno.
L’unica analisi in parte centrata del manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels è quella che riguarda la borghesia. La classe operaia identificata come il “messia” sappiamo che fine ha fatto. Le previsioni su di essa tutte profondamente errate a partire dalla descrizione dell’evoluzione dell’operaio: “L’operaio moderno lungi dal migliorare le sue condizioni con il progresso dell’industria… cade nella miseria”.
Sappiamo tutti che non è andata così e che l’economia capitalista, pur arricchendo alcuni in modo spropositato, ha portato benessere diffuso ovunque è arrivata. I popoli più arretrati (da tutti i punti di vista) sono quelli che vivono ancora in una situazione di apparente “comunismo”.  Ma i problemi di una vera emancipazione e di una vera uguaglianza sono aperti e richiederebbero almeno 10 pagine in più solo per accennarli. Quindi fermiamoci qui: l’uomo, essendo un misto intricato di buono e cattivo, non potrà mai essere comunista.

Giancarlo Maculotti

"Venezia, 2013." by Jacques Lebleu is licensed under CC BY-NC 2.0