Ripubblichiamo il resoconto di una Festa dei Lavoratori celebrata a Forno Allione più di vent'anni fa. Allora Forno Allione era simbolo della passata industrializzazione camuna e si parlava di spopolamento "delle frazioni di paese". La riflessione sullo sviluppo del comprensorio Camuno Sebino, invocata alla fine dell'articolo, se c'è stata è oggi da aggiornare.
Da Graffiti n. 62, 1998
Questo Primo Maggio, al quale il nostro paese è giunto attraverso scelte coraggiose per cercare di costruire un’identità di possibili valori, riforme istituzionali, assetti legislativi, politiche economiche per ridurre la disoccupazione; questo Primo Maggio così relativamente all’interno di un possibile modello sostenibile, qui a Forno Allione dove si sente forte la distanza tra città e periferia, è stato qualcosa di singolarmente importante per la Valle Camonica, la sua economia, i suoi lavoratori, gli artefici della lotta partigiana, il suo territorio e il divario tra speranza e realtà. Punto focale la fabbrica, conosciuta da tutti come Uci, produttrice di elettrodi di grafite artificiale, che si insedia a Forno Allione nel 1932.
La produzione aziendale è di 1000 tonnellate di elettrodi che aumenteranno fino a toccare 24 - 25 mila tonnellate nel 1974 e scenderanno gradualmente negli anni 80 fino alla chiusura dell’attività nel 1994.
Un luogo dove un tempo era vivo e prosperava il lavoro. “Un luogo dove in quegli anni - per dirlo con le parole di Domenico Ghirardi - al punto massimo del suo sviluppo lo stabilimento arrivò a dare lavoro a circa 1000 famiglie, mentre con chiusura definitiva, l’Alta Valle Camonica non ha potuto che lenire le ferite causate dalla disoccupazione, dall’emigrazione e dal divario di sviluppo che è la costante di questo territorio...”
“Molti sono i lavoratori camuni - continua Ghirardi - che, ancora prima dell’alba, partono per raggiungere Brescia e dintorni, spendendo giornalmente 12-13 ore della loro vita per il lavoro. Il territorio camuno è storicamente segnato dal fenomeno dell’emigrazione verso la Svizzera e la Germania.
Aggiungendo il progressivo spopolamento delle frazioni di paese si ha un quadro significativo della disoccupazione in Valle e in alta Valle dove si arriva a punte del 14-15%, punte sopra la media nazionale.
Da questa realtà industriale, da questo luogo dove un tempo era ricco di lavoro, si deve far ripartire la riflessione sullo sviluppo dell’alta Valle e più in generale del comprensorio Camuno Sebino”.
Celestina Bonetti
Da Graffiti n. 62, 1998
Questo Primo Maggio, al quale il nostro paese è giunto attraverso scelte coraggiose per cercare di costruire un’identità di possibili valori, riforme istituzionali, assetti legislativi, politiche economiche per ridurre la disoccupazione; questo Primo Maggio così relativamente all’interno di un possibile modello sostenibile, qui a Forno Allione dove si sente forte la distanza tra città e periferia, è stato qualcosa di singolarmente importante per la Valle Camonica, la sua economia, i suoi lavoratori, gli artefici della lotta partigiana, il suo territorio e il divario tra speranza e realtà. Punto focale la fabbrica, conosciuta da tutti come Uci, produttrice di elettrodi di grafite artificiale, che si insedia a Forno Allione nel 1932.
La produzione aziendale è di 1000 tonnellate di elettrodi che aumenteranno fino a toccare 24 - 25 mila tonnellate nel 1974 e scenderanno gradualmente negli anni 80 fino alla chiusura dell’attività nel 1994.
Un luogo dove un tempo era vivo e prosperava il lavoro. “Un luogo dove in quegli anni - per dirlo con le parole di Domenico Ghirardi - al punto massimo del suo sviluppo lo stabilimento arrivò a dare lavoro a circa 1000 famiglie, mentre con chiusura definitiva, l’Alta Valle Camonica non ha potuto che lenire le ferite causate dalla disoccupazione, dall’emigrazione e dal divario di sviluppo che è la costante di questo territorio...”
“Molti sono i lavoratori camuni - continua Ghirardi - che, ancora prima dell’alba, partono per raggiungere Brescia e dintorni, spendendo giornalmente 12-13 ore della loro vita per il lavoro. Il territorio camuno è storicamente segnato dal fenomeno dell’emigrazione verso la Svizzera e la Germania.
Aggiungendo il progressivo spopolamento delle frazioni di paese si ha un quadro significativo della disoccupazione in Valle e in alta Valle dove si arriva a punte del 14-15%, punte sopra la media nazionale.
Da questa realtà industriale, da questo luogo dove un tempo era ricco di lavoro, si deve far ripartire la riflessione sullo sviluppo dell’alta Valle e più in generale del comprensorio Camuno Sebino”.
Celestina Bonetti
