Non è l'arena?

A me, don Redento, che vivo in Italia anche se non mi sento italiano, piace generalmente la sera staccare alle ore 22 e cercare, sui canali della tv, programmi (telegiornali, servizi, incontri) che parlino degli uomini: non solo d’Italia, ma di tutti i paesi del globo. Mi interessa, prima di coricarmi, sapere come stanno tutti i miei fratelli che vivono nel mondo, specialmente in questo periodo di sofferenza umana ovvero della pandemia.

L’altra sera nella ricerca, mi è balzato all’occhio, come altre sere, il programma Non è l'arena. Mi sono fermato ad ascoltare degli "esperti" italiani, coordinati dal capacissimo Giletti.
Il conduttore è un meraviglioso critico dei fatti italiani e, in particolare, di quelli politici: bravissimo a farsi dare ragione dagli spettatori. Per ottenere questo, a volte, chiama "al desco", esperti, più o meno esperti, a seconda della tesi che vuol sostenere. C’era, come spesso è richiesto, il giornalista Sallusti, che, per la sua elegante capacità, la faceva da leone. C’erano altri, di varie opinioni, ed anche un povero difensore di questo povero Governo, che si è eletto da solo, votato da pochi.

Non è l'arena? A ben osservare, devo dire che era un'arena di affamati di voti elettorali.
Ho provato ribrezzo, come mi capita quando sento parlare Salvini (evangelicamente deplorevole) e la Meloni, suggeriti dalla furba intelligenza di Berlusconi, che, come è chiaro, senza metterci la faccia, vuol arrivare al Governo, mandando avanti l’assetato di potere Salvini e la loro altoparlante. La Meloni, non avendo idee proprie, fa l’incavolata, in cerca con gli altri due di riprendersi le poltrone che, gli altri, hanno loro “fregato”.
È stato tutto un susseguirsi di accuse perché: “Si doveva…. Era meglio…. È stato un grosso errore, lo sbaglio è stato...”.

Tutte frasi che tutti i padri di famiglia e tutte le madri hanno detto e ripetuto per se stessi, per i figli. Frasi tollerate perché, nel momento nel quale si è detto, si è fatto, si era convinti di dire e fare il meglio possibile.
Non so se Giletti o quel povero conoscono come avvenivano i dibattiti al Senato dei padri romani.
Non erano ammesse critiche sull’operato passato del governo in carica, perché era ben chiara la sentenza: “del senno di poi ne son piene le fosse”. Dalle opposizioni venivano allettate e prese in considerazione solo proposte migliorative.
La tendenza partitica di Sallusti è chiara. Se fossi stato presente, quando Sallusti disse che il Governo francese era più avanti del nostro, gli avrei detto “ti pensavo molto più onesto” perché il lavoro più faticoso l’ha fatto il nostro Governo attuale. I francesi, come altri Governi sono partiti da dove erano arrivati gli italiani, quando la “patata bollente era già fuori dal fuoco”.

Ripeto un insieme di parole che mi hanno amareggiato.
Non si può approfittare di una sofferenza umana tanto grande per cercare consensi partitici. Papa Francesco chiamò questo tempo: “il tempo del dolore umano”. Invece, la fame di potere fa perdere anche l’umano buon senso. “Ogni giorno si lascia ieri (quel che eri) per vivere meglio oggi”…