Recensioni: Il Duce ai tempi dei social network

La presentazione di questo libro si sarebbe dovuta tenere qualche settimana fa, al Liceo di Breno.
La chiusura delle scuole per l'emergenza sanitaria ha reso impossibile l'incontro. Le lunghe settimane a casa possono però permettere a tanti di seguire i consigli di lettura del nostro Marco Bigatti...

Autore: Francesco Filippi
Titolo: MUSSOLINI HA FATTO ANCHE COSE BUONE. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo.
Editore: Bollati Boringhieri

“Quando c’era Lui i treni arrivavano in orario!”.
Quante volte abbiamo ascoltato questa frase, pronunciata con occhi sognanti e mascella comicamente irrigidita a simulare un goffo orgoglio fascista?
Parecchie purtroppo, questa e tante altre.
Che le fake news legate al fascismo siano numerose e diffuse è ormai appurabile quotidianamente sul web, tuttavia per approfondire il fenomeno occorre innanzitutto un’analisi seria sia dei meccanismi di diffusione, sia delle origini e della fortuna di tali falsità. In seguito, l’obiettivo fondamentale è smontarne la narrazione con dati reali e conoscenze. Ci ha pensato Francesco Filippi, storico della mentalità e presidente di Deina, associazione che si occupa di viaggi di memoria per ragazzi, mettendo a punto un vero e proprio manuale di autodifesa.

Una riflessione di partenza da tenere ben salda è che un ipotetico passato positivo ha il potere di lasciare una speranza nell’animo di chi è scontento del proprio presente, una balla di regime può dunque sopravvivere fino ai giorni nostri sottoforma di mito e attecchire con enorme facilità, in proporzione diretta all’aumento costante di incertezza sul futuro. La questione primaria è da dove attingano le conoscenze sul tema le nuove generazioni, la risposta fornita dall’autore è sconfortante: il 25% da scuola, film, documentari, ecc. e il restante 75% da una terra incognita rappresentata dagli smartphone, soprattutto dalla diffusione dei meme, immagini iconiche auto-rappresentative affiancate a una dicitura ironica.
Eccone qui a lato un esempio, ironico certo, e soprattutto non celebrativo, a differenza della maggior parte di quelli esistenti su Mussolini, ma che esattamente come gli altri induce ad un’umanizzazione, avvicina, normalizza e quindi banalizza, in questo modo tutto diventa opinione.
Così il fascismo è riuscito a passare nel terzo millennio e a diffondersi grazie a un’enorme quantità di meme e fake news condivisi compulsivamente da centinaia di migliaia di persone sui social network.

Lo scorso anno, quando anche il presidente uscente del parlamento europeo Antonio Tajani ha affermato: «Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, le bonifiche, altro», il sangue si è raggelato. Non tanto pensando al partito di provenienza del politico, che ha sempre fatto l’occhiolino all’estrema destra, quanto al ruolo istituzionale che ricopriva e alla portata semantica di tale sproloquio.
Se anche per assurdo volessimo prendere in considerazione le esclusioni di Tajani, credendo davvero che 700mila morti possano valere due bonifiche, il libro ci aiuta a chiarire che il regime fu fallimentare su tutti i fronti, tolse ai cittadini libertà di pensiero, movimento, diritti civili, rappresentanza, prosperità e in cambio diede un’economia asfittica, una politica estera pericolosa e fallace, una politica interna repressiva e truffaldina. Aspetti peraltro ampiamente descritti nei testi scolastici di storia. Ciò nonostante, sostiene lo stesso Filippi, l’accademia non è riuscita a far giungere alla popolazione la vera portata del fascismo, a estirparne la mitologia, i primi storici nel dopoguerra che ne trattarono si erano formati durante il regime stesso e parlavano ancora di bene e male, la produzione seguente è stata di storici per storici, la società civile non ne ha beneficiato.

Nel vuoto di tali carenze si spalanca lo spazio per questo volume che, con un’architettura semplice e una spiccata vocazione divulgativa, demolisce una bufala dopo l’altra: le bonifiche, le pensioni, il duce costruttore, il duce della legalità, il duce che fa progredire l’economia, il duce condottiero e statista, il duce buono, i treni in orario ecc., balle che il fascismo mise in circolazione, intestandosi risultati altrui o truccando la realtà. Non è questo lo spazio per approfondirle ma, a titolo esemplificativo, ne evidenzio una delle più sorprendenti e nuove: il duce femminista.
Gira infatti in rete un’idiozia secondo cui il ruolo della donna durante il regime fosse paritario, falsa credenza nata durante la Repubblica Sociale Italiana e ripescata in seguito all’occorrenza. Tralasciando le normative di regime che, mettendo l’uomo al comando e la donna a raccogliere le mutande e procreare, basterebbero a chiarire il caso, la bufala vera e propria si appiglia a varie dichiarazioni di facciata presto smentite. Negli anni ‘19-‘20 Mussolini affermò che il fascismo aveva a cuore i diritti delle donne e si pronunciò a favore del suffragio universale femminile. Una volta al potere, compì un’opera di ingegneria propagandistica unica (aspetto in cui il regime fu davvero bravo): il 7 dicembre 1925 infatti la Camera approvò una riforma secondo cui alcune categorie di donne potevano votare per le amministrative, si trattava di mogli, madri e figlie di eroi di guerra, percettrici di redditi alti (minoranza estrema) e donne a media o alta istruzione. “Allora è vero!” direte, peccato che contemporaneamente era già in discussione la riforma podestarile, emanata solo due mesi dopo, che abolirà tali elezioni. Con sarcasmo possiamo affermare che in questo caso diritti di donne e uomini sono stati parificati nell’annullamento.

Si divora davvero in poco tempo questo libro e il mio consiglio è di tenerlo sul comodino, in auto, in motorino, sotto il banco a scuola, sempre a portata di mano. Diretto, agile e in certe parti dettagliato quasi allo sfinimento, efficace esempio di come la forza dello studio sia l’unico vero modo per difendersi da ogni tipo di rigurgito nostalgico e ci possa permettere di rispondere sempre, punto su punto, alle fesserie in continua diffusione.
Marco Bigatti